Appello del 29.12.18 di Cgil, Cisl, Uil, Dire (Donne in rete contro la violenza), Udi, Telefono Rosa contro la violenza sulle donne
E’ intollerabile la strage di donne quotidiana, implacabile, una guerra senza tregua e senza un contrasto efficace. Sei donne in questo fine anno sono state uccise da mariti, compagni o ex, da Giarre a Bolzano.Tre nella sola giornata del 23 dicembre, l’anti-vigilia di Natale, altre tre nelle ultime 48 ore. Tutte vittime di una violenza maschile trasversale che non conosce distinzione di classe sociale o economica e che coinvolge i minori. Per non parlare delle aggressioni gravissime in famiglia.
Tutte queste morti sono manifestazione estrema di un problema strutturale che richiede un intervento sistemico prioritario nell’agenda di governo, sono la dimostrazione che non si fa abbastanza, che si sottovaluta la pericolosità della violenza maschile, la gravità delle condotte, tradotte spesso in sentenze con attenuanti insopportabili e pene irrisorie. Troppe minacce e denunce vengono sottovalutate, archiviate, ricondotte a liti tra coppie che si separano. Con la complicità dei media, che si ostinano a usare vecchi stereotipi come il “raptus” o la “gelosia”.
In
Italia non
esiste ancora un Osservatorio nazionale sulla violenza sulle donne,
un sistema di rilevazione delle donne che si rivolgono ai servizi
sanitari (consultori, pronto soccorso, strutture ospedaliere, ecc.) e
sociali, a causa di situazioni di violenza.
Troppo superficiale
l’attenzione politica dello stato. Troppo esigui
i fondi destinati ai centri antiviolenza,
erogati con ritardo a livello centrale e regionale, con criteri di
assegnazione scarsamente trasparenti, e troppo elevato il rischio
che
le scarse risorse disponibili finiscano a realtà
senza esperienza
e competenza specialistica, mettendo a rischio la qualità degli
interventi e con essi, l’indispensabile attività di prevenzione.
La
violenza maschile
si
combatte con la prevenzione,
l’attenzione delle forze dell’ordine ai reati sentinella, con una
struttura dello stato capace di intervenire subito e in modo
adeguato, con
l’educazione nelle scuole,
promuovendo una radicale trasformazione culturale che riequilibri le
dimensioni di potere tra i generi, che preveda misure concrete di
prevenzione e contrasto
degli agiti violenti,
che consenta alle donne di uscire dalle relazioni pericolose, e di
riconquistare libertà ed autodeterminazione, superando
le disparità di genere nel mercato del lavoro,
che rendono le donne fragili economicamente e socialmente, impedendo
loro di difendere se stesse e i propri figli.
Temi ed azioni di
cui non
c’è traccia nella manovra di bilancio,
nessuna misura per l’occupazione femminile e per combattere la
disparità salariale.
Le donne dicono basta e pretendono che lo Stato italiano garantisca adeguatamente la loro vita come detta la Convenzione di Istanbul.